MONET E IL GIAPPONISMO

“Sono costretto a continue trasformazioni, perché tutto cresce e si riverdisce. Io seguo la natura senza poterla afferrare”
La passerella giapponese Monet analisi 
“La passerella giapponese”

Autore: Claude Monet
Data di produzione: 1899
Tecnica: olio su tela
Dimensioni: 81,3 x 101,6 cm
Dove si trova: National Gallery of Art, Washington

Il quadro in questione fa parte di una serie di ben 12 quadri che rappresentano un panorama visto sempre dallo stesso punto di vista località rurale di Giverny.
Si può dunque parlare di "serie", Monet mostra la volontà di fare coesistere una struttura dell'immagine costante con una grande diversità di stati.
Questo periodo delle serie è anche quello in cui le opere di Monet sono più ricercate; dopo anni di umiliazioni e di sacrifici, Monet ha successo.
Quadro realizzato da Monet che trae ispirazione dai quadri giapponesi che durante quegli anni erano molto in voga.
Claude_Monet_-_The_Japanese_Footbridge.jpg
Monet si concentra soprattutto sul colore molto particolare del ponte, che si mescola tra il blu e il verde, senza però tralasciare tutta la particolare scena che prende vita al di sotto dello stesso ponte, come se le piante acquatiche costituissero un vero e proprio mondo a parte ben caratterizzato dall’utilizzo saggio dei colori e dal bellissimo effetto di luce che quest’ultimi riescono a dare, realizzando una scena molto naturale e dalle caratteristiche fortemente impressioniste. L’artista ha progettato ogni minima caratteristica presente all’interno di questa composizione, senza tralasciare alcun dettaglio.
img_2294.jpgMonet preferisce concentrarsi sul realismo dell’acqua e non dipingerla trasparente come avviene tradizionalmente in altri quadri, cercando quasi di mostrare la “profondità” dell’acqua che si trova sotto al ponte piuttosto che la sua limpidità.
Era questo suo primo e immediato sguardo che gli sembrava il più fedele, più puro. Questa preoccupazione spesso conduceva Monet a studiare le variazioni atmosferiche di un'immagine: il soggetto non è quello che è, ma è quello che la luce fa di esso.
Con gli anni questi studi diventano sempre più sistematici. Monet studia i soggetti con una perseveranza quasi scientifica.



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