Il colore secondo gli impressionisti
"Ogni colore che noi vediamo nasce dall'influenza del suo vicino."
-Monet
La grande innovazione del linguaggio pittorico impressionista sta soprattutto nell’uso del colore e della luce.
Il rinnovamento della tecnica pittorica, iniziata da Manet, parte dalla scelta di rappresentare solo la realtà sensibile, influenzata dalle scoperte scientifiche di quegli anni. Il meccanismo della visione umana divenne sempre più chiaro e si capì meglio il procedimento ottico di percezione dei colori e della luce. L’occhio umano ha recettori sensibili soprattutto a tre colori: il rosso, il verde e il blu. La diversa stimolazione di questi tre recettori producono nell’occhio la visione dei diversi colori.
I colori posti in un dipinto seguono lo stesso meccanismo, selezionano solo alcune onde da riflettere. In pratica, i colori sono dei filtri che non consentono la riflessione degli altri colori. Quindi, sovrapponendo più colori, si ottiene, successivamente, la progressiva filtratura, e quindi soppressione, di varie colorazioni, fino a giungere al nero. Ciò è quella che viene definita sintesi sottrattiva.
L’intento degli impressionisti è proprio evitare al minimo la perdita di luce riflessa, così da dare alle loro tele la stessa intensità visiva che si ottiene da una percezione diretta della realtà.
Per far ciò adottano le seguenti tecniche:
1. utilizzano solo colori puri;
2. non diluiscono i colori per creare il chiaro-scuro, che nelle loro tele è del tutto assente;
3. per esaltare la sensazione luminosa accostano colori complementari;
4. non usano mai il nero;
5. anche le ombre sono colorate.
Tra gli impressionisti si distinguono però due atteggiamenti diversi riguardo il rapporto colore-forma: Monet fa vaporizzare le forme, dissolvendole nella luce; Cezanne ricostruisce le forme, ma utilizzando solo la luce e il colore.
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